Cos'è l'educazione museale?

Dare una definizione di educazione museale oggi è un po' complicato, poiché si occupa (o si può occupare) di diversi elementi e settori di un museo, per questo motivo a seconda del museo, del territorio in cui si trova, delle collezioni e molto altro, potrebbe variare la finalità stessa dell'educazione museale, solo una cosa unisce un po' tutte le sue sfumature: la relazione.

 

Quando si parla di relazione si parla della capacità di rendere il pubblico protagonista attivo della vita museale, ciò detto potremmo provare a impacchettare una definizione che reciti:

 

L'educazione museale si occupa di sviluppare relazioni significative fra persone, spazi e oggetti.

 

La complessità nell'educazione museale risiede dunque proprio nella capacità di realizzare quanto appena parafrasato scontrandosi con i problemi relativi all'accessibilità e all'inclusività, per poter arrivare a definire una partecipazione attiva a tutto tondo.

 

 

Cosa significa mettere in relazione?

Quando parliamo di mettere in relazione degli elementi fra loro così diversi non abbiamo molte aspettative se non quella di generare occasioni, possibilità, è dall'incontro che nasce il valore sociale del museo e senza di questo non si può arrivare a pensare a quello che sarà il contenuto che si intende portare per facilitare questa tipologia di incontri.

 

Per creare relazioni significative fra persone, spazi e oggetti si sviluppano progetti, attività, metodologie, giochi, comunicazioni, piani didattici, eventi e molto altro. Ognuna di queste cose deve essere sviluppata con l'intento di costruire una relazione fra due o più elementi generali.

 

Tipi di relazioni:

Persone - persone: fare in modo che le persone comunichino fra loro, che abbiano uno scambio di qualsiasi natura, per farlo si possono consegnare loro strumenti di ogni tipo, non necessariamente fisici, che spingano alla ricerca di un contatto esterno a loro stessi.

 

Persone - spazi: fare in modo che le persone si sentano molto più a loro agio nello spazio museale oppure portare il museo in uno spazio esterno, che appartiene alle persone, e cercare un contatto che faccia sentire a suo agio il museo. Il museo fa parte di una città, e come la città questo è fatto di persone, non di oggetti, per cui è fondamentale che i reciproci spazi siano liberi di essere vissuti.

 

Persone - oggetti: la relazione con l'oggetto all'interno del museo è ultima per importanza nell'elenco qui proposto ma non per questo meno importante nel complesso. L'oggetto deve porsi come tramite, come strumento, per arrivare a costituirsi come elemento attivo di relazione fra più persone, è nello studio del suo utilizzo nel presente che trova la relazione con la persona e mai attraverso uno sguardo fermo e immobile.

 

Mettere in relazione è un lavoro estremamente complesso e delicato che non si traduce mai in una forzatura, il compito di un buon mediatore non è mai quello di accompagnare ma quello di indicare la via, costruire un ponte, sottolineare un punto A e un ipotetico punto B, sta poi alla persona interessata, con gli strumenti che gli verranno forniti, scegliere di attraversare quel ponte e spostarsi da un punto all'altro, fino a quando l'intervento esterno non solo diventa superfluo ma persino controproducente.

 

 

Di cosa si occupa quindi?

Di tante cose, questo perché deve essere in grado di assurgere a questo ruolo in tanti modi diversi, talvolta cambiando anche in base alla tipologia di museo (o parco) in cui si trova, l'unica costante che resta è che bisogna farlo tenendo a mente di poter raggiungere il più ampio pubblico possibile, per farlo però è necessario occuparsi anche di tematiche come l'accessibilità e l'inclusività.

 

Una delle convinzioni più diffuse nel settore è che esistano diversi tipi di pubblici e che si dovrebbe lavorare per essere accessibili al più alto numero possibile di questi, in realtà il pubblico è sempre e solo uno, sono le esigenze del pubblico ad essere infinitamente diverse fra loro, cominciare a ragionare in questa prospettiva ci mette subito nella situazione di dover comprendere quanto sia fondamentale imparare ad agire nel museo ripensando molti concetti di accessibilità ed inclusività, cominciando proprio a delineare una linea che li distingua, poiché quando parliamo di accessibilità parliamo anche di inclusione, ma quando parliamo di inclusione non necessariamente parliamo di accessibilità.

 

Accessibilità: si ha quando si lavora per facilitare l'accesso a persone con disabilità di ogni categoria, visibile o invisibile, temporanea o permanente e quando si attuano strategie e soluzioni che facilitano la vita all'interno delle sale per ogni categoria di persona.

Es: un museo con molte sedute è più accessibile non solo per una persona anziana o con una disabilità  ma anche per una persona con un leggero mal di schiena o che porta un bambino in braccio per molto tempo, concedendo loro molte più opportunità per riposare.

L'accessibilità dunque è qualcosa che riguarda tutte le persone, indiscriminatamente, e concede a tutti noi strumenti e possibilità per vivere la visita museale con più agio, serenità e comodità.

 

Inclusività: si ha quando si lavora per rendere partecipi o far sentire a loro agio il più ampio numero di tipologie di persone, andando contro le differenze di provenienza, genere o classe sociale. Come per l'accessibilità anche questa sfumatura si contraddistingue per parlare a tutte le persone, in questo caso però la facilità di accesso che si propone non è solo fisica ma anche sociale.

In un museo è facile sentirsi sbagliati, non comprendere dei testi, non sentirsi rappresentati oppure sentirsi totalmente estranei a tutto ciò che troviamo al suo interno, lavorare sull'inclusione, con comunità locali, persone che non fanno parte del settore, persone provenienti da contesti culturali differenti dai più comuni ci può mettere nella prospettiva di comprendere non solo come comunicare con loro ma come (ri)costruire il museo insieme per poter includere tutte le sfumature di cui si compone anche una città. Tutto ciò dunque include persone provenienti da ceti sociali diversi, persone molto anziane o molto giovani, persone appartenenti a comunità LGBTQ+, persone migranti da altri paesi, persone provenienti da contesti difficili come penale, riabilitazione psichiatrica ecc.

Questi sono solo alcuni esempi di come l'inclusione serva ad unire anche categorie di persone che non hanno bisogno di accorgimenti per migliorare l'accessibilità fisica ma di elementi che costruiscano un più forte senso di appartenenza e partecipazione.

 

 

In che modo?

Ci sono diverse modalità attraverso cui l'educazione museale lavora all'interno (o all'esterno) di un museo, fra tutte le possibilità a noi concesse però esistono due macro categorie in cui si divide ogni tipo di attività, ovvero la modalità attiva e la modalità passiva di fare educazione museale.

 

Attiva: quando parliamo di educazione museale attiva parliamo di tutte quelle soluzioni che prevedono l'intervento di un mediatore o un educatore per poter essere svolte, attività laboratoriali, visite, incontri, uscite, giochi e tutto ciò che include azioni che necessitano di un coordinamento.

 

Passiva: quando parliamo di educazione museale passiva parliamo invece di tutte le attività che il visitatore può avviare autonomamente, senza quindi la necessità di coinvolgere un mediatore o un educatore, fra queste ci sono installazioni interattive, pannellistica informativa e non, audioguide, kit da ritirare all'ingresso, giochi o elementi interattivi, atelier aperti e qualsiasi altra soluzione che non preveda il coinvolgimento di una persona che coordini l'azione.

 

Entrambe le modalità sono fondamentali per costruire un museo accessibile e inclusivo ed entrambe danno vita a tutta una serie di azioni che rientrano nel ventaglio di offerta che il museo dovrebbe poter sempre garantire.

 

Tutte le azioni che vengono prodotte da un museo per coinvolgere una comunità vanno inoltre a strutturarsi in modi sempre diversi, a seconda della situazione, del luogo e della governance del museo a cui si riferisce, in generale però ci sono elementi che bisogna rispettare se si vuole costituire un dipartimento educativo efficace e che riesca a rendere un museo realmente partecipativo.

 

 

Museo partecipativo

Le azioni che un museo può (dovrebbe) svolgere possono essere molto diversificate fra loro e sono fortemente influenzate da alcuni elementi imprescindibili che a loro volta influenzano il risultato dell'azione che si intende attivare.

 

Spazio

Prima di tutto bisogna considerare gli spazi in cui si intende operare o che si hanno a disposizione, considerando che le attività preposte possono (dovrebbero) prevedere l'uso anche di spazi esterni, non appartenenti al museo ma al contesto urbano e comunitario.

 

Tempo

Il principale problema nel coinvolgimento di persone e comunità è il tempo che si decide di investire in iniziative che prevedono la costruzione di una rete solida, molto spesso nei musei vediamo la realizzazione di attività o eventi che hanno una durata brevissima o che si snodano in massimo alcuni incontri. Da un lato questo modo di agire permette di raccogliere un pubblico più ampio che ha a disposizione meno tempo, dall'altro non ci permette di costruire relazioni forti, cosa che solitamente viene strutturata su progetti con durata che viene calcolata in anni. Un progetto che si prefigura l'obiettivo di rafforzare la propria presenza sul territorio lavorando con delle scuole dovrebbe immaginare un percorso che viene strutturato in almeno 2 anni per garantire la costruzione di un forte legame, anni nei quali anche gli incontri dovranno essere frequenti e in cui museo e scuola, scambiandosi nei ruoli e negli spazi, possano diventare l'uno la casa dell'altro.

 

Target

Non mi piace parlare di target perché molto spesso quando si immagina un target si tende a dimenticare totalmente tutti gli altri, quando parliamo di lavorare con un target di 5 anni o magari di famiglie migranti di prima generazione si tende a costruire azioni mirate esclusivamente su questi, sviluppando così attività che funzionerebbero esclusivamente con il target di riferimento.

La cosa migliore è sempre quella di lavorare con un target di riferimento ma non lasciare mai che questo manipoli interamente la proposta progettuale che deve essere sempre godibile anche da un pubblico radicalmente diverso (o in ogni caso adattabile con estrema facilità).

 

Finale aperto

Ecco in breve, senza alcun approfondimento, quello che è l'educazione museale quando è strutturata in modo sano, ogni altro modo di sviluppare questa materia in modo pratico risulterà sempre in lavori contenuti, limitati da agenti esterni e in ogni caso manchevoli di quello che dovrebbe essere il cuore all'interno di questo lavoro.

Purtroppo la maggioranza dei musei italiani non è allineata a questa modalità di lavoro per diversi motivi, prima di tutto bisogna considerare che l'educazione museale realizzata a regola d'arte prevede delle competenze che attualmente mancano totalmente nella gestione museale, che ha il compito di valutare anche chi e come svolge il lavoro, generando un circolo vizioso per cui si resta incastrati in una realtà limitata ma che dall'esterno sembra funzionante ed efficace secondo gli schemi a cui nel tempo siamo stati abituati. In secondo luogo il più grande scoglio dell'educazione museale ben realizzata è quello di scontrarsi con la quasi totalità di pratiche e messaggi controversi che il museo lancia e che non vogliono essere compatibili con la ricerca in campo didattico, ad esempio: museo X elabora una mostra sul tema ecologia, nel farlo non consulta educatori e postumo non accoglie proposte "fuori schema" da parte del dipartimento educativo, il tutto risulta naturalmente molto in conflitto con la natura accogliente e propositiva di un azione educativa e meno "incravattata" rispetto alla curatela della mostra.

Negli anni stanno lentamente cambiando molte cose, in Italia però il museo fa ancora molta fatica a mettersi in dubbio, ad ammettere, anche indirettamente, degli sbagli portati avanti negli anni, preferendo solitamente una comunicazione di facciata scavalcando quella che è la realtà a favore della costruzione di una maschera che appaia più piacevole all'esterno.

Dunque la natura genuinamente più eversiva, sociale, comunitaria, dell'educazione museale, che incarna a piene mani il vero significato di "museo" finisce per essere messo in secondo piano rispetto ad elementi più "eleganti", accettati, riconosciuti e apprezzati dal pubblico elitario di un museo.

 

Questa pagina nasce come punto di inizio e fine per tutte le persone che intendono approfondire il ruolo del museo, le sue contraddizioni e come l'educazione museale potrà essere l'unica ancora di salvezza per un sistema che ormai è stravolto da elementi che si allineano molto più al mercato dell'arte che alla funzione di museo.

 

Se ti interessa approfondire l'educazione museale sotto ogni aspetto ti invito ad ascoltare il mio podcast "Museum Education" e di recuperare gli articoli che verranno caricati nella sezione Blog.

 

Grazie,

Alberto.